Marzo 2021

Bologne Rhum Blanc Agricole, 55% abv VS Bielle Rhum Blanc Agricole, 59% abv

Primavera ormai in arrivo ed ecco che, ad un anno esatto dall’inizio di questo mondo alla rovescia, siamo di nuovo chiusi nelle nostre case: nei paesi del rhum agricole la raccolta della canna da zucchero è ormai iniziata da qualche settimana, ed io, che di solito ero puntuale all’appuntamento con amici e distillerie di un’isola o dell’altra, non posso fare altro che farvi viaggiare, continuando la mia saga dedicata ai rhum bianchi d’eccezione, e, visto che la pillola è amara, stavolta i rhum, ed i viaggi, sono due, in un big match à la sauce antillaise tra pesi massimi nel mondo dei blanc agricole distillati in colonne créole: il primo rhum blanc che in assoluto ho assaggiato, uno dei più bevuti in Guadalupa, il Bologne 55, contro quello che ho scoperto appena atterata sulla piccola isola a forma di galette che mi ha rubato il cuore ed oggi è la mia seconda casa, Marie-Galante: il Bielle 59.

Gradazioni delicatissime, come al solito, penserete: anche io al primo impatto ho avuto un attimo di smarrimento, e non è che non avessi assaggiato mai nulla. Ma vi garantisco che non sarà la gradazione di queste due bombe a colpirvi.

Bologne Rhum Blanc Agricole, 55% abv

Direzione Gwada, ovvero la Mecca per gli amanti del rhum agricole, precisamente Basse-Terre, proprio sotto l’arcigna Soufrière, vulcano simbolo e sostanza dell’ala sinistra del papillon, dove mamma Bologne distilla da fine 1800 rhum bianchi di grande popolarità (solo da una decina d’anni la distilleria ha inaugurato una serie di invecchiamenti, con l’ingresso nel team dell’ottimo Frederic David, naso e maitre come pochi altri): il bianco in questione viene goliardicamente chiamato tra gli aficionados “le maillot jaune”, a causa dell’etichetta color del sole, e, prima che venisse introdotta la nuova serie “Black Cane”, era sicuramente uno dei rhum da punch più diffusi in assoluto sull’isola (ancora oggi gode di una folta schiera di fan, tra cui me, ndr). Contiene anch’esso una buona percentuale di Canne Noire (oltre a Canne Rouge), varietà di canna dall’aromaticità incredibile, esclusiva del terroir Bologne, dal fusto basso e sottile, che cresce in cespugli, poco diffusa per questa caratteristica che la rende meno replicabile (e meno meccanizzabile). Oltre all’esuberanza aromatica della canne noire (che oggi dà vita anche a parcellari di superpregio), la forte mineralità del terreno vulcanico, l’esposizione agli alisei marini, che battono la proprietà su lato anteriore, e la sorgente d’acqua che arriva alla distilleria direttamente dai fianchi del vulcano, rendono unici i bianchi di casa Bologne. La fermentazione in cuve aperta con lieviti di proprietà e la precisione in distillazione fanno il resto. Oggi la distilleria può contare su due colonnes créoles, di cui una fantastica Savalle del 1965 interamente in rame, chiamata affettuosamente Gilbert (nome del suo maitre distillateur per tanti anni), utilizzata soprattutto per la distillazione dei rhum destinati ad essere imbottigliati bianchi. Così prende vita la nostra “maglia gialla”: 55 gradi di magia declinata sul naso più fresco e agrumato che possiate immaginare, in equilibrio perfetto tra un piccolo tocco di fiori bianchi, tanto citron vert e tanta scorza di orange caraibes, una decisa, stuzzicante folata di spezie piccanti, soprattutto pepe bianco e cannella, la profondità dello iodio e la lunghezza dell’anice stellato, badiane per i locali.

In bocca sarete sbaragliati dalla dolcezza naturale di questo rhum: a me fu servito per prepararmi un punch, la prima volta, e mi venne subito voglia di assaggiarlo prima da solo. Bene, restai folgorata. Non ero abituata a quell’intensità di aromi, e la gradazione passò letteralmente in secondo piano. Mi sembrò di gustare un sorso di sciroppo di agrumi e frutto della passione insieme, che si espandeva lentamente verso il centro del palato con toni leggermente piccanti, balsamici e iodati. Una vera delizia, sostenuta dal vigore non inutile dei 55 abv: un rhum dal costo contenutissimo e dalla qualità ineccepibile, che continuo, negli anni, a ricomprare, ed usare nei cocktail ma anche liscio. Il viaggio in Gwada è assicurato!

Il verre vide è elegantissimo, ed è regno incontrastato della canne noire: fiori bianchi e badiane, e la brezza marina di Capesterre-Belle-Eau tutto attorno.

Bielle Rhum Blanc Agricole, 59% abv

Lasciamo la magnifica Basse Terre e la distillerie Bologne, e ci rimettiamo in viaggio: il traghetto per Grand-Bourg di Marie-Galante, Granbou in créole, ci aspetta al molo di Bergevin.

Se vi offrissero noccioline, cocco fresco, un punch o una birra, rifiutate, berrete e mangerete dopo! L’oceano sa essere davvero inclemente con lo stomaco dei viaggiatori, soprattutto di quelli poco abituati alle sue “vagues”.

In quarantacinque minuti sarete arrivati all’isola dai cento mulini, ed il turchese delle acque portuali sarà solo un piccolo anticipo delle meraviglie d’acqua, terra e rhum che avrete modo di godervi qui.

L’accoglienza, vedrete, è fraterna, e, sebbene siate ancora sottosopra, i profumi delle bancarelle che vendono cibo al porto vi attirerà come una calamita. La musica dovunque, anche suonata ai bordi delle strade, soprattutto alla fine di Maggio, durante il Festival De Blues, vi porteranno subito in un’altra dimensione, di festa e di forte appartenenza.

Su Marie-Galante il punch tradizionale, servito principalmente con sirop de batterie come dolcificante, si beve ad ogni angolo delle strade, in ogni bar o bancarella, ed è sempre, quale che sia il rhum, a 59% abv, gradazione rimasta come vanto locale, nonostante le pesanti accise imposte, negli anni 70, dalla madrepatria francese, ai rhum con gradazione superiore ai 57% abv. Tre sono le distillerie tradizionali dell’isola: Bielle, Pere Labat e Bellevue, oltre ad una quarta, orgoglio tutto italiano, Rhum Rhum, sogno divenuto realtà di Luca Gargano, unica con alambicchi discontinui a bagnomaria, progettati dal nostro Gianni Capovilla.

Prezioso contorno al punch, oltre al sirop de batterie prodotto anch’esso sull’isola, sono i piccoli, succosi limoncini verdi locali, una vera chicca per gli appassionati: filiera cortissima, come del resto quella del cibo e delle spezie, qui.

Il rhum più bevuto in assoluto dai marie-galantesi, come ho modo di scoprire subito, è il Bielle 59%: prezzo in linea con il Bologne, circa 10€ al litro: un coup de coeur per chiunque. Io ormai, come vedete dalla foto, opto per il cubis da 3lt, molto conveniente, visto il consumo giornaliero che se ne fa.

Bielle è una distilleria magnifica, posta al centro dell’isola, tra campi sconfinati di canna da zucchero, ed è oggi proprietà della famiglia Thiery, che ne perpetua il forte legame con le tradizioni locali: le varietà di canna da zucchero coltivate sono soprattutto canne rouge e canne B47.259, varietà antiche che esprimono, grazie allo stress idrico indotto dal suolo calcareo dell’isola, ed al particolare microclima, una incredibile dolcezza ed aromaticità.

Il taglio a mano della canna da zucchero, la perizia in fase di fermentazione, e la distillazione ad opera di tre magnifiche colonne Savalle (strumento di gran precisione che, oltre a Bielle e Bologne, in territorio francese d’oltremare è utilizzato anche da Neisson), rendono questo jus dalla gradazione iconica un vero capolavoro di finezza: più volte premiato al Concours Général Agricole de Paris, è un rhum dal naso affascinante e ricco, declinato su note vanigliate ed agrumate, di citron vert, accompagnato da spezie profonde e persistenti come girofle e cardamomo, ed uno strabiliante allungo balsamico e vegetale. Un rhum che, alla cieca, se conosci Marie-Galante, puoi collocare perfettamente, perché è un ritratto vero e proprio dell’isola.

In bocca è altrettanto persistente ed elegante, mai troppo secco, tutto giocato sui toni dell’agrume, della vaniglia e dell’esuberanza vegetale della canna da zucchero: complemento perfetto gli sono una lacrima di sirop de batterie, che ne accentua la naturale dolcezza vanigliata, ed una fettina di limoncino locale. Essenziale perfezione di un ti-punch in cui i 59, dopo il primo, strano impatto, cominciano a sembrarti quasi naturali, anzi, fai fatica a farne a meno.

Il verre vide continuerà per ore a diffondere nell’aria quell’essenza dolce ed agrumata che è tratto distintivo della canna da zucchero di Marie-Galante, e che, in mancanza d’altro, questa sera mi riporta là e mi fa un pochino sognare, sperando di tornare presto a viaggiare davvero.

Vi lascio con questo augurio, e, se nel frattempo vorrete farvi trasportare da questi due bianchi purosangue in terre d’oltremare, sappiate che si trovano ormai in vendita anche in Italia, e ad un prezzo davvero abbordabile per cotanta qualità.

Santé!

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